Il BIM conviene per le piccole opere?
Il BIM è comunemente associato alle grandi opere: gli articoli tecnici, i casi studio, le comunicazioni commerciali mostrano prevalentemente casi studio di notevole complessità per così sottolineare il potenziale del metodo.
Inoltre, il BIM è un metodo multidisciplinare che abbraccia l’intero ciclo di vita dell’edificio, dall’analisi di fattibilità fino alla dismissione: lo sguardo si allarga, dal focus sulle singole discipline fino ad abbracciare il processo complessivo che ne abbraccia diverse.
Ciò non significa però che nel BIM si debba “fare tutto” o che solo grandi strutture siano in grado di gestire la complessità dell’insieme.
La risposta alla domanda: “Il BIM conviene per le piccole opere?” dipende infatti dal rapporto tra fini e mezzi: se gli strumenti sono ridondanti rispetto all’oggetto della progettazione e dobbiamo dotarci di un intero arsenale di software per sviluppare la ristrutturazione di un appartamento, allora sicuramente il gioco non vale la candela.
Ma nel BIM, e in particolare nell’approccio OPEN BIM, accade esattamente il contrario: ci si dota del giusto strumento per ogni situazione.
I software di modellazione BIM sono in grado tendenzialmente di sviluppare in maniera verticale l’intera commessa nei primi due stadi della matrice: dalla produzione degli elaborati grafici, ai render e computazione di liste e abachi, ecc.
Alcune software house optano per sviluppare applicativi diversi o moduli distinti per ogni funzionalità ma ARCHICAD, ad esempio, è in grado di incorporare al suo interno il 90% delle lavorazioni necessarie allo sviluppo del progetto, dove il 10% restante è rappresentato dalla post produzione grafica e dall’uso di strumenti Office.
Utilizzare un unico software per tutte le funzioni di base, anziché diversi software comporta diversi vantaggi:
- Meno licenze da acquistare, meno software da imparare ad usare.
- Le fasi di lavoro sono interconnesse: maggiore fluidità, minore perdita di dati, tempi di lavorazione più brevi.
- Una minor frammentazione delle competenze.
Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo per l’organizzazione stessa del lavoro e le dinamiche interne allo studio: nei processi CAD tradizionali il progetto viene spesso suddiviso, ad esempio, in piante da una parte e prospetti e sezioni da un’altra, ognuna delle quali affidate a operatori diversi. Questa suddivisione non è funzionale agli aspetti progettuali ma nasce sostanzialmente dall’esigenza di ripartire il carico di lavoro fra i collaboratori dello studio in maniera più facilmente gestibile con i mezzi disponibili. In questo modo, però, piante e prospetti sono concettualmente sconnessi perché nascono in momenti e situazioni distinte.
Per concludere: Il BIM per le piccole opere conviene per varie ragioni. Ogni professionista, facendosi i conti in tasca, può ben comprendere il risparmio in termini di tempo e quantificare il proprio miglioramento produttivo; ma il vero valore del BIM consiste nel miglioramento generale del lavoro: è un salto qualitativo che offre l’opportunità di cominciare a guardare oltre.
Fonte Articolo: Bim per le piccole opere: conviene davvero? – Hilario Bourg | Il BLOG di ARCHICAD Italia