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È facile comprendere quanto questo nuovo approccio sia in grado di velocizzare le operazioni di rappresentazione grafica poiché non è più necessario modellare ogni singolo componente ma è sufficiente posizionare gli elementi costruttivi che entrano in relazione automatica fra loro: la costruzione di un muro necessita di due informazioni soltanto, punto iniziale e punto finale, mentre la porta può essere posizionata lungo il muro forandolo automaticamente; ogni volta che il muro viene spostato, il foro nel muro si adatta di conseguenza, e se la porta viene cancellata il foro scompare e il muro torna ad essere un elemento integro.
Ogni oggetto è dotato di molti parametri che rendono disponibili un numero di configurazioni praticamente infinito. La modellazione non è più un’operazione definitiva perché le modifiche non comportano la distruzione e ricostruzione degli elementi modellati: si modella da subito e si aggiorna il modello lungo tutte le fasi del progetto.
L’edificio Virtuale: il progetto torna unitario
L’insieme di tutti gli elementi costruttivi che sono fra loro in relazione reciproca, forma il cosiddetto Virtual Building, l’edificio virtuale da cui è possibile estrarre tutti gli elaborati grafici necessari: l’unitarietà del progetto è finalmente ricostituita e ogni scelta progettuale ha un immediato riscontro nelle diverse rappresentazioni grafiche.
Le decisioni progettuali vengono prese e attuate in un unico luogo virtuale: il modello stesso, restituito alla sua integrità concettuale e non più frammentato nelle sue proiezioni grafiche. Cambia l’approccio progettuale perché otteniamo conferme immediate e continue di ogni scelta compiuta senza dover attendere la fine del render o di aver redatto una sezione per accorgerci di qualche problema che ci eravamo trascinati per settimane senza accorgercene.
Quando portai Archicad nello studio in cui lavoravo, le abitudini del titolare cambiarono radicalmente: le più importanti decisioni di progetto venivano prese di fronte al modello aperto alla mia postazione. Anche per il più esperto e navigato degli architetti, progettare in un ambiente tridimensionale come si fosse immersi in esso è un vantaggio notevole e, perché no, anche un piacere: lo spazio tridimensionale non è più un universo nero sconfinato e indistinto popolato da geometrie solide ma un mondo con delle coordinate precise, organizzato per piani, dove la luce proietta le ombre sugli oggetti che sono dotati di caratteristiche proprie: i muri sono composti da diversi strati, le porte sono dotate di maniglia, dalla finestra penetra il sole di una data e orario precisi. Quando poi l’architetto chiede di vedere “cosa succede” in sezione non deve attendere giorni né ore ma solo qualche secondo; i tempi per l’esecuzione del progetto e delle sue modifiche sono dimezzati.
Con l’adozione di un sistema di progettazione parametrica 3D, la suddivisione degli incarichi di progetto viene determinata dalle competenze degli operatori e dalle esigenze della commessa e non dalla ripartizione orizzontale degli incarichi.
Alcuni studenti universitari che utilizzano Archicad raccontano che quando devono suddividere i compiti all’interno dei gruppi di progettazione, le piante vengono ancora sviluppate separatamente “perché altrimenti i nostri compagni che usano il CAD non sanno cosa fare” e non perché vi sia una reale esigenza di trattare la redazione delle piante separatamente. Avrebbe probabilmente più senso, ad esempio, suddividere la progettazione dell’involucro esterno e degli interni, indipendentemente dal tipo di rappresentazione utilizzata.
Altri due studenti universitari raccontano un’esperienza emblematica: revisione dell’ultima ora, il professore boccia in pieno l’intero progetto e richiede una sezione spezzata in più punti. È quasi tutto da rifare e il tempo è pochissimo. Gli altri compagni di corso sprofondano nella disperazione, l’esame è da rinviare sicuramente alla prossima sessione. I nostri studenti armati di Archicad invece modificano rapidamente il modello e tutti gli elaborati si aggiornano automaticamente: in un pomeriggio è tutto risolto. All’ultima revisione prima dell’esame il professore si complimenta con i ragazzi per essere riusciti a fare tutto nel poco tempo a disposizione e uno degli studenti risponde: “però professore è stata veramente dura, abbiamo lavorato giorno e notte”.
A volte è meglio custodire gelosamente i propri assi nella manica.
Continua nell’ultimo articolo “I modelli nella progettazione BIM”
Credits: GRAPHISOFT Italia; Hilario Bourg