Interoperabilità BIM: verso una tecnologia sempre più collaborativa
L’utilizzo del metodo BIM, che ben conosciamo, è in grado di implementare l’interoperabilità: questo si traduce in un aumento di efficienza e in una migliore comunicazione con i vari sistemi esterni al mondo progettuale. Vediamo come in questo articolo.
Dai formati proprietari all’interoperabilità
Oggi non è partita proprio bene in ufficio. Non per i classici problemi legati agli strumenti che utilizziamo per la professione, a un problema inaspettato in cantiere che richiede di essere sul posto o altro. Questa volta no: durante una riunione di coordinamento con l’ingegnere strutturista, svolta secondo la vecchia scuola (ovvero, al bar) ma con le relative aggiunte tecnologiche, mi sento dire: «Ti trasmetto i DWG con AirDrop e così ce li hai subito e aggiornati.»
Cala il silenzio e la mia faccia diventa di colpo meno sorridente. La mia espressione si era poi leggermente addolcita per una frazione di un secondo: in fin dei conti ha pensato di utilizzare AirDrop, una tecnologia che spesso non è nemmeno conosciuta da molti possessori di iPhone. Frazione di secondo che si è dileguata velocemente: il DWG nel 2023 come mezzo per trasmettere delle informazioni non si può proprio sentire! La prima volta che ho sentito nominare il formato DWG ero ancora nello scorso millennio, quando usavo computer con processore Pentium che lanciava la stampa del progetto tramite riga di comando, e telefonavo con il Motorola StarTAC. Oggi però le cose sono cambiate. Ciò che ho sentito di più come cambiamento e che ha avuto più impatto nella nostra vita lavorativa, ma anche sociale, è l’uscita dal quel periodo buio di chiusura totale basato sui formati proprietari che oggi si è trasformato nel periodo illuminato dell’interoperabilità.
Formato IFC e traduttori
Non ho chiesto al collega strutturista di utilizzare un formato SAF di interscambio dei dati strutturali basato su foglio di calcolo, che può essere generato da Archicad e importato su altri software ed è inoltre editabile. Mi sono limitato a chiedere un file in formato IFC, che consente a tutti di aprire il file, agevolando la collaborazione tra i vari professionisti come in questo caso.
La sua utilità non si ferma qui. Questo formato file ha altre caratteristiche molto importanti: la prima è la possibilità di leggere questi documenti lungo il corso del tempo. Oltre all’indubbia utilità, evita anche di farsi salire la pressione quando il file che vi serve aprire ora non può essere aperto perché avete una versione del software più recente sulla vostra macchina. Altre caratteristiche riguardano l’interpretazione univoca dei dati trasmessi con IFC e volendo anche l’elaborazione automatica degli stessi. La cosa interessante è che l’interoperabilità in Archicad non passa solo da IFC: si possono utilizzare anche altri mezzi a nostra disposizione, come i traduttori.
Uno dei più efficaci, nati dalla collaborazione tra Archicad ed Edilclima EC700, è l’espressione più limpida di comunicazione tra due software dedicati a compiti diversi ma insieme nel mondo delle costruzioni. La scelta per far parlare insieme i due software non è ricaduta su un file di tipo proprietario, né sull’utilizzo del così detto plug-in, bensì sulla possibilità di utilizzare i traduttori e IFC, permettendo di mantenere la comunicazione di tipo open e di non demandare solo al software i compiti fondamenti dei progettisti architettonico e termico. In questo settore, in cui la comunicazione tra persone è fondamentale, il software ha il compito centrale di rendere la comunicazione e la progettazione più efficaci.
Altri formati aperti
La compagnia dell’interoperabilità non è ristretta ai soli file di tipo IFC ed ai traduttori: ci sono altri formati di file da utilizzare in distinte fasi lavorative:
- IDS (Information Delivery Specification) dedicato alla definizione dei requisiti informativi;
- BCF (BIM Collaboration Format) dedicato alle modifiche al progetto;
- openCDE per fornire connettività e comunicazione aperta tra le piattaforme Common Data Environment e gli strumenti BIM.
Non nomino Mario a caso: lui fa parte del capitolo italiano di Building Smart International, ente che tratta temi importanti nel mondo dell’operabilità. Ne cito alcuni giusto per dare l’idea dei temi trattati:
- bSDD: dizionario internazionale volto a definire univocamente termini e relativi significati di entità, prodotti e processi del mondo delle costruzioni. Ad esempio, un modello creato in Italia potrà essere letto senza problemi in altre nazioni;
- UCM: piattaforma per la raccolta di casi d’uso BIM, rendendoli accessibili gratuitamente a tutte le parti interessate in tutto il mondo;
- Validation Service: servizio di convalida dei dati per verificarne la conformità allo standard IFC. In caso di errore, l’utente può verificare immediatamente se l’errore risiede nel file o nel sistema di esportazione/importazione del software proprietario utilizzato.
Vi offro anche un’altra chiave di lettura del file IFC che possiamo vedere come twin copy del progetto, dal punto di vista architettonico, impiantistico, e strutturale, che consente anche l’utilizzo di altri applicativi per settori specifici della progettazione come Rhino e DDSCad.
Sono le uniche possibilità di interfacciarsi con altri software? Ovviamente no!