Mi sono quindi messo alla ricerca del punto da cui era nato il problema: avevo progettato correttamente le piante al CAD, ma non avevo ancora fatto i prospetti o la sezione sulla scala. Operazioni che sarebbero state eseguite più avanti e che mi avrebbero fatto notare inevitabilmente questa interferenza, richiedendo di revisionare però tutti gli elaborati fino ad allora eseguiti.
Invece, con la sola modellazione tridimensionale, senza alcuna pretesa di BIM, ho individuato l’errore molto prima con una semplice clash detection visiva.
Per carità, stiamo parlando di un errore dalla facile risoluzione: è bastato spostare di qualche centimetro il punto di arrivo della scala al primo piano, accorciare di un centimetro le pedate e lo spessore del rampante della soletta. Modifiche che all’interno di Archicad non hanno richiesto di fare conti, è stato sufficiente sfruttare le qualità parametriche della scala: è bastato inserire due numeri e lo spostamento di un punto, il tutto verificabile in modo comodo e visuale nel modello.
Tutto è bene ciò che finisce bene ed è terminato questo nuovo episodio de “Gli errori di Roberto”! Non rimane che trarne qualcosa di buono.
1. Non serve cominciare con progetti complessi
Nel primo approccio col mondo BIM non c’è la necessità di iniziare con un intero edificio o qualcosa di molto complesso: si inizia da cose piccole, come quelle dell’esempio spiegato poco fa. In questo modo si inizia a prendere dimestichezza e a conoscere il software di BIM authoring, a imparare utilizzando gli strumenti a disposizione e a creare il vostro modello.
Il modello creato molto probabilmente non sarà perfetto, non sarà preciso, non sarà al vostro massimo livello di dettaglio e progettazione ma dovrete essere fieri di questo passo perché proprio questo piccolo passo vi sta proiettando verso il futuro e constaterete che, oltre a essere il primo, sarà seguito da tanti altri in poco tempo perché un passo tira l’altro, come le ciliegie.
Riprendendo la citazione di Jared Barks: Devi comprendere che le soluzioni iniziali non saranno quelle finali.
Il metodo o gli strumenti che verranno utilizzati all’inizio non saranno quelli che si utilizzano dopo un po’ di esperienza: come nell’alfabeto, prima impari A, poi B e poi C, scopri che D è simile a B, ma è ottimo solo in alcuni casi e che non lo potevi capire senza conoscere C.
2. I concetti di LOD e LOIN
La seconda cosa, come avrete notato, in tutto il racconto non ho citato né LOD o LOIN. Cosa sono? Abbiamo dedicato un intero articolo al tema. In questo caso, invece, accenno solo che si tratta del livello informativo di un oggetto e che dall’acronimo LOD si è passato a LOIN per definire meglio la prospettiva di livello informativo.
Concetto che a mio parere non ha senso approfondire al primo approccio: sappiamo bene qual è la scala e il livello di dettaglio che dovrà avere l’elaborato grafico da presentare allegato alla pratica comunale, tendenzialmente in scala 1:100. Se vogliamo, possiamo scendere molto di dettaglio, ma come primo approccio penso sia poco produttivo: chi è più anzianotto come me e ha vissuto il passaggio dal disegno a mano con le chine al disegno vettoriale col CAD sa bene che è facile cadere nel tranello offerto dalla possibilità di ingrandire a dismisura il disegno vettoriale e poter raggiungere un livello di dettaglio infinitesimo.
Dettaglio che, nel momento in cui questo disegno verrà stampato in scala 1:100, perderà tutta la sua utilità vanificando la precisione raggiunta. Senza considerare che i cantieri si sviluppano in ambito edile e non in quello della meccanica di precisione.

Continua nel prossimo articolo: “Un metodo di lavoro efficace per la gestione dei progetti“
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