Attraverso la stesura di alcuni documenti propedeutici al processo, sono state prodotte una serie di considerazioni sulle modalità di scambio dei dati attraverso dei precisi criteri di sviluppo dei modelli e sulla base di obiettivi da perseguire concordati. Tra questi, nello sviluppo del modello, da CAD a BIM, è stato sviluppato uno script con Grasshopper.
Oltre alla gestione dell’intero progetto architettonico, quindi, il modello BIM è stato utilizzato per la redazione di tutti gli elaborati (deliverables) della commessa, per il coordinamento interdisciplinare con i diversi specialisti e per l’estrapolazione delle quantità da importare in altri software, attraverso il formato IFC, come ad esempio per la stesura del computo metrico estimativo.
Abbiamo visto come in effetti, a partire da una scelta consapevole degli strumenti, sia perseguibile qualsiasi tipologia di progetto anche all’interno di Archicad, che spesso viene erroneamente associato alla sola disciplina architettonica.

I principi base dell’architettura
Potremmo concludere questa chiacchierata con una riflessione ad ampio respiro che riepiloga i concetti che abbiamo discusso nei due articoli e su cui entrambi ci siamo trovati d’accordo.
Archè e Téchne: principi e tecnica. Le due radici della parola architettura suggeriscono l’importanza degli strumenti, dei saperi tecnici che rimangono a servizio dei principi primi. È l’uomo, o meglio l’architetto, a ricoprire il ruolo chiave del processo, risolvendo il sistema appena descritto, scegliendo gli strumenti più adatti all’obiettivo che rimane e rimarrà l’Architettura.
Il BIM è una cosa da “giovani”, quindi. È una metodologia che mette a disposizione strumenti diversi implicando numerose competenze tecniche e che restituisce tempo per progettare (e per sé stessi) incrementando la qualità del risultato.
E chissà se nei prossimi articoli ci sarà modo di approfondire alcuni di questi progetti e di tornare a confrontarci da punti di vista “diversamente giovani”!