Le risorse per l’hBIM di Graphisoft Italia
Premessa: episodi di deriva informativa
L’AEC è un settore in evoluzione continua, dicevamo. Stiamo teorizzando e studiando i Digital Twin, interiorizzando i sempre più potenti strumenti di collaborazione, prendendo le misure con le brusche accelerazioni che l’Intelligenza Artificiale sta portando nei nostri flussi di lavoro. Tutti questi aspetti si sposano bene quando si tratta di teoria e di progettazione di nuovi edifici; ma quando li caliamo nella pratica progettuale di tutti giorni, dobbiamo cercare di rimanere flessibili e avere ben chiaro il bilanciamento tra teoria e realtà.
A proposito di bilanciamento, recentemente mi è capitato tra le mani il capitolato informativo di un lavoro pubblico. Ho aperto il documento allegato e ci ho trovato 518 pagine di schede informative.
Cinquecentodiciotto.
Un chiaro esempio di deriva informativa: uno scollamento tra teoria e realtà che ci possiamo aspettare magari per un’opera edilizia di particolari dimensioni, di certo non per una passerella pedonale.
Questa occasione mi ha dato uno spunto di riflessione: la filosofia BIM si sta trasformando nell’ennesimo caso di intervento dell’ufficio complicazione affari semplici? Qual è il limite che definisce eccessivo il livello informativo di un modello rispetto alle reali esigenze? Ricordiamo che la progettazione deve essere preminente nell’attività di un architetto e tutto ciò che rallenta e/o drena energia in questa attività non si può giudicare positivamente: dobbiamo già lottare quotidianamente con le normative e cercare di progettare nel miglior modo possibile con tempi sempre più stretti.
Sfide di progettazione del patrimonio storico
A queste complicazioni aggiungiamo che, anche se l’adozione del BIM sui nuovi progetti avanza, l’edilizia di nuova costruzione rimane una piccola parte dell’attività. A questa vanno aggiunti gli interventi al patrimonio di edifici esistenti. Tale patrimonio raggruppa una grande varietà di costruzioni ed elementi, e i professionisti che si occupano di ristrutturazioni in BIM conoscono bene le sfide di modellazione, per cercare di riprodurre gli edifici storici nel modo più fedele possibile con gli strumenti a nostra disposizione (personalmente voto “Nicchia” santa subito).
Un nuovo layer
La storia è il layer che si va ad aggiungere a tutti quelli presenti nella filosofia BIM ed è un layer che definire ingombrante è poco (altrimenti non avrebbe trovato posto nell’acronimo hBIM).
Come si può racchiudere la storia all’interno di un modello informativo? È difficile scollegare la storia dall’edificio storico, sono intimamente connessi, la storia di un edificio è legata alla variazione delle destinazioni d’uso che ha subito nel corso del tempo, alle aggiunte e ampliamenti necessari che ne sono derivate, a tutti i dissesti statici e i degradi che testimoniano le sue vicissitudini nel corso del tempo.
L’informazione in sé non è più sufficiente, senza considerare tutta la documentazione come libri, foto, ecc. che si aggiungo alle altri parti che compongono quella famosa H: il nuovo layer che si sovrappone al modello BIM per conoscere e comprendere l’edificio e, di conseguenza, poter intervenire nel modo migliore per il restauro e la conservazione. Si tratta di abbracciare una sensibilità del tutto umana che per noi è di facile comprensione, un po’ meno per i computer e i relativi sistemi informatici.
Da qui nasce la necessità di codificare workflow diversi rispetto a quelli conosciuti e imparati nella filosofia BIM dedicati alle nuove costruzioni che nascono e si sviluppano affrontando principalmente due aspetti: quello geometrico e quello informativo. Abbiamo imparato a conoscerli nella filosofia BIM e raggiungono un nuovo livello di complessità nel momento in cui ci approcciamo a un edificio di valenza storica.
Continua nel prossimo articolo: Geometria del patrimonio storico
Credits: Roberto Marin/ blog.archicad.it