Dopo aver iniziato da qualche parte, non rimane che mettersi sotto con la transizione del proprio studio dal CAD al BIM con l’aiuto delle linee guida descritte in questi 9 passi, migliorando il metodo di lavoro e considerando l’aspetto del monitoraggio dei progressi fatti.
Nel mio caso è stato semplice: avendo portato avanti parallelamente una parte del progetto con due sistemi, è stato molto facile valutare le differenze tra un metodo e l’altro. L’esperienza fatta è stata molto illuminante: oltre a cogliere al volo l’interferenza tra finestra e soletta della scala, mi ha permesso di correggere con pochi passaggi ottenendo questa modifica propagata in tutte le viste senza che dovessi andare fisicamente a cambiare il disegno in ognuna di essa.
Inevitabilmente, andando avanti con l’implementazione della filosofia BIM ci si occuperà di progetti via via più grandi ed è importante cercare di vedere il processo di progettazione da un punto di vista lontano ed esterno, non solo dall’interno.
Progetti più grandi, sia in termini di volumetria che in termini economici, significano trattare discipline diverse e interfacciarsi con tecnici esterni al proprio studio: per tenere sotto controllo questo flusso di informazioni bisogna avere un piano o qualcosa di molto simile.
Suddividere il progetto in macro aree
Come in tutti i problemi di una certa rilevanza, non si deve guardare tutto nel suo insieme, ma bisogna affrontarli scomponendo la questione in parti più gestibili: nel nostro caso, si tratta di scomporre il progetto per macro aree, cosa che intuitivamente siamo già portati a fare.
Mi riferisco alle distinzioni funzionali tra progetto architettonico, strutturale e impiantistico, nel classico esempio di un edificio, che a loro volta possono poi esser scomposte in parti più piccole e facilmente gestibili. Sempre nello stesso esempio, possiamo scomporre il progetto architettonico in murature portanti, arredamento, serramenti e così via.
In questo senso sarà di sicuro aiuto la nuova funzionalità introdotta in Archicad 26 che permette il raggruppamento dei layer in cartelle e la creazione di una gerarchia di layer.
Creando una cartella “Architettonico” potremo inserire al suo interno i relativi layer associati. In aggiunta potremo ad esempio creare altre cartelle come “Impianto elettrico”, “Impianto idraulico”, “Strutture” o “Sistemazioni esterne”: il raggruppamento dei layer in settori specifici del progetto architettonico facilitano le possibili azioni su di essi, come ad esempio nascondere tutti layer delle cartelle degli impianti e dell’architettonico per vedere solo la parte strutturale.
Per i puristi rimane a disposizione la visualizzazione a elenco per avere una visione completa di tutti gli elementi che viene integrata dalla possibilità di effettuare una ricerca intelligente che funziona anche all’interno delle cartelle per trovare velocemente ciò di cui si ha bisogno.
Evidenziare attività e dipendenze tra le parti del progetto
Dopo aver suddiviso il progetto in macro aree bisogna scomporre le macro aree individuate in parti ancora più piccole: azione direttamente indirizzata a portare in luce le attività di cui esse necessitano. Questa scomposizione, oltre a far conoscere le attività, permette anche di individuare le relative dipendenze tra le varie parti del progetto o figure tecniche coinvolte.
Questa parte di pianificazione può essere seguita tramite la tabella Kanban: questo sistema, tanto semplice quanto efficace, consiste nell’utilizzo di cartellini colorati (come i post-it) come segnalatori visuali che nel nostro caso possiamo utilizzare per appuntare le “attività” descritte in precedenza. Per mia comodità suddivido poi le attività sistemandole in tre colonne chiamate prosaicamente “To do”, “Doing” e “Done”.
Sapete anche bene però che mi piacciono le alternative informatiche e per questo metodo di progettazione si possono usare tranquillamente Notion o Trello, entrambi disponibili per i maggiori sistemi operativi desktop e mobile.
Ma so anche che molti di voi amano avere tutto integrato all’interno di Archicad e immagino che stiate già studiando un’alternativa alla tabella Kanban self-made inserita in qualche foglio di lavoro all’interno del file… cosa che, in effetti e a ben pensarci, non è per nulla una brutta idea!
A prescindere da dove avete intenzione di realizzarla, dando uno sguardo alla tabella, è possibile visualizzare agevolmente lo stato di avanzamento del progetto e quali sono le cose da fare che rimangono strettamente collegate alle macro aree.
Mai dimenticare la revisione periodica
Questo è un metodo per la gestione del progetto BIM che uso anch’io. Voglio però sottolineare che per ottenere i maggiori benefici è fondamentale effettuare una revisione periodica di cosa si è fatto, per riuscire a capire i punti deboli del workflow, fare stime più realistiche del tempo necessario alla progettazione e quantificare meglio il preventivo per lavori simili.
Altri esempi utili per definire il metodo
Non è detto che questo sia il metodo migliore per voi ed è molto probabile che abbiate la necessità di effettuare qualche modifica per adattarlo meglio alle vostre esigenze o usarne direttamente un altro diverso. Per fortuna gli spunti non mancano e vi invito a leggere gli altri esempi portati dagli studi D.Vision, Malara Architetti, A&T Consulting, MBAA e Mijic Architects direttamente qui sul blog.
Così, oltre a pensare all’importanza del template per il vostro studio, potete cogliere l’occasione per strutturarlo al meglio implementando e organizzando il vostro metodo di lavoro.